Suor Mirella Muià

Suor Mirella Muià

Monaca Eremita Diocesana dal 2012

La vocazione l’ho avuta da ragazzina, tra i 12 e i 15 anni. Già allora ricercavo spazi di meditazione, di contemplazione ed ero molto attratta da una vita contemplativa di tipo certosino o carmelitano. Però ero povera, la mia famiglia, di origine calabrese ma emigrata a Genova per motivi lavorativi, non era certo benestante, non avevo la possibilità di studiare, per cui ho deciso di abbandonare la fede, per me non aveva senso continuare a “cercare” senza avere la possibilità di studiare e approfondire ciò che “sentivo”. Per 25 anni non ho mai più voluto perseguire l’esperienza di Dio, addirittura in quegli anni pensavo che non esistesse nemmeno. Nel 1987, all’improvviso, ho sentito in modo molto forte la presenza di Dio, l’ho sentito nei miei fallimenti, nei miei problemi, perfino nella mia prospettiva di morte (mi ero ammalata di cancro). Lì è stato un capovolgimento completo della mia vita, perché per me è stato scoprire cos’è l’esistenza di Dio, in quel momento ho capito che il Signore mi stava offrendo un’altra possibilità di ricongiungermi a lui, dopo quella che mi aveva offerto da ragazzina, e non potevo assolutamente rifiutare una seconda volta. Sono nata a Siderno, sono calabrese, ma non ho mai vissuto in Calabria, dai 5 anni ai 21 ho vissuto a Genova, poi sono stata un anno in Germania e successivamente mi sono trasferita definitivamente a Parigi. Da Parigi sono rientrata in Calabria nel 1989. Quindi sono partita nel 1971 e rientrata nel 1989. Nel frattempo mi sono sposata, è nata mia figlia, mi sono separata. Nel 2001 ho incontrato il Patriarca Bartolomeo, ho lasciato Cosenza incoraggiata dal Vescovo che mi ha affidato un eremo diroccato a Gerace, una chiesa abbandonata per farla rinascere. Appena ho visto questo luogo, ho capito subito che ero arrivata alla fine del mio girovagare. Ero arrivata finalmente a casa, sostenuta dalla provvidenza della gente. Arrivare qui per me è stata un’esperienza molto forte, in Calabria ci sono 1000 anni di vita eremitica e in particolare a Gerace, i tre patroni della città, sono stati tre eremiti. Nel mio essere eremita, e soprattutto ritrovandomi in questo luogo, mi sono ritrovata in un versetto del profeta Isaia che dice: “Il Signore disse: la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli”. Per questo ho pensato il nome da dare all’eremo: “Eremo dell’Unità”, nome che il Vescovo ha approvato immediatamente. Si è realizzato cosi un sogno cullato da tempo, vivere in un eremo secondo la spiritualità del monachesimo dei padri e madri del deserto, in comunione con le Chiese Orientali.